Giuseppe Lo Schiavo: il Premio Cairo e l'Innovazione nell'Arte Contemporanea
Giuseppe Lo Schiavo è un artista visivo e ricercatore italiano, con una carriera in ascesa a livello internazionale e da poco vincitore del Premio Cairo 2024. Il suo lavoro innovativo unisce tecnologia, scienza e riferimenti all'arte antica, esplorando temi come la biologia evolutiva e il transumanesimo. Primo artista in residenza presso il laboratorio di microbiologia dell'UCL nel 2020 e vincitore del 2021 European BioArt Challenge, Lo Schiavo è oggi riconosciuto come un pioniere dell'arte contemporanea che esplora nuove estetiche e realtà sintetiche.
Il giovane artista vibonese ha conquistato il Premio Cairo 2024 con un’opera di straordinaria complessità e impatto visivo: Self Neural Portrait. Quest’opera non è solo un autoritratto metafisico, ma anche una rappresentazione perturbante del nostro tempo, intrisa di inquietudini collettive e riflessioni personali.
Tutta la produzione artistica di Giuseppe Lo Schiavo si caratterizza per una ricerca innovativa che fonde pittura, neuroscienze e tecnologia, portando l'arte contemporanea a un nuovo livello di espressione. In una intervista esclusiva per il mensile Arte, l'artista ha raccontato il viaggio dietro la creazione della sua opera e la sua visione dell’arte, intesa come un dialogo tra scienza e creatività.
Self Neural Portrait, l’opera che gli ha valso il Premio Cairo 2024, è il risultato di una ricerca che mescola la pittura tradizionale con tecnologie avanzate, come l’elettroencefalogramma (EEG). Lo Schiavo descrive questo lavoro come un «viaggio personale» che riflette le tensioni tra il mondo interiore, dell'artista, e quello esterno, con la finestra che diventa il simbolo di un confronto continuo con le forze che non possiamo controllare. La presenza delle onde cerebrali tracciate durante l'osservazione dell’opera, visibili accanto al dipinto, crea un parallelo visivo tra il tumulto emotivo dell’artista e l’oceano turbolento che lo circonda. Come afferma Lo Schiavo: «Le onde cerebrali tracciate dall’EEG [... rendono] tangibile il legame tra la mente e il mondo esterno, tra il processo neurofisiologico e l’esperienza estetica».
Ma l’opera di Lo Schiavo non è solo una sintesi tra pittura e neuroscienza, bensì anche una fusione con la tecnologia, che gli permette di esplorare il confine tra reale e digitale. Formatosi come architetto all'Università La Sapienza di Roma, Lo Schiavo ha sempre avuto una forte passione per le scienze, ma è stata la combinazione di architettura, arte e tecnologia a segnare una svolta decisiva nel suo percorso creativo: «L’incontro con le “ipertecnologie” durante il mio percorso formativo ha segnato una svolta. Queste tecnologie avanzate mi hanno aperto nuove prospettive, offrendo strumenti per costruire universi visivi complessi e per esplorare il confine tra reale e digitale.». La sua visione dell’arte contemporanea, quindi, non può prescindere dal loro utilizzo, che gli permette di dare forma a un linguaggio nuovo e dinamico.
Uno degli aspetti più affascinanti della ricerca di Lo Schiavo riguarda l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale come strumento di espressione artistica. Pur riconoscendo il potenziale dell’IA, Lo Schiavo sottolinea che essa sia ancora un modello costruito sull’esperienza umana. «Ogni volta che ho utilizzato l’Intelligenza Artificiale, ho cercato di far emergere gli errori e i “deliri” della macchina», spiega l’artista, poiché questi aspetti permettono di esplorare una fase ancora primitiva della tecnologia. L’IA non è quindi da considerare solamente come uno strumento, ma come una forma di espressione che si può integrare con l’estetica umana, dando vita a opere che, pur utilizzando tecnologie avanzate, mantengono una forte impronta dell’artista.
Su questo filone di pensiero, l’arte contemporanea, secondo Lo Schiavo, è oggi chiamata a rispondere alle sfide della digitalizzazione e dell’automazione. Nonostante il timore che l’introduzione di nuove tecnologie possa minacciare le forme artistiche tradizionali, l’artista vede in esse un’opportunità. «Storicamente, l’introduzione di nuove tecnologie ha sempre avuto un impatto profondo sull’arte». Come avvenne con l’introduzione della fotografia, la tecnologia libera l’arte dai vincoli preesistenti e apre la strada a nuove forme espressive. In un mondo sempre più automatizzato, Lo Schiavo crede che le arti tradizionali, come la pittura e la scultura, possano trovare una nuova centralità grazie alla manualità e al valore del “fare”. «Personalmente, continuo a privilegiare l’artigianato digitale e scientifico», racconta, «dove la tecnologia non è solo uno strumento, ma parte di un processo in cui è centrale l’impronta dell’artista».
Inoltre, Lo Schiavo si dichiara sicuro che che il punto di incontro tra arte e scienza vada oltre la semplice fusione di tecniche, ma riguardi un nuovo approccio all’esperienza estetica. Grazie all’utilizzo della tecnologia e della neuroscienza, l’arte contemporanea potrebbe infatti evolversi in un’esperienza più interattiva, capace di rispondere agli stati emotivi dello spettatore. «L’arte potrebbe evolversi verso opere capaci di reagire agli stati emotivi dello spettatore [...] trasformandosi in un’esperienza che coinvolge attivamente l’osservatore». Ne è un esempio la sua grande installazione per Bulgari a Venezia, Crafting Magnificence, del 2023.
InSelf Neural Portrait, l'artista ha esplorato i confini tra pittura, neuroscienza e tecnologia, affrontando le sfide e le incertezze del nostro tempo, ma la sua ricerca non è ancora finita. Con la sua visione unica, Lo Schiavo ci guida verso un futuro in cui arte, scienza e tecnologia non sono più mondi separati, ma si intrecciano in un dialogo che trasforma l’esperienza estetica in un viaggio condiviso verso nuove frontiere della conoscenza. La sua arte diventa un ponte tra il mondo interno dell’individuo e quello esterno della società, un riflesso delle tensioni psicologiche e sociali che ci definiscono.