Emilio Isgrò: 60 anni di cancellature
Artista, poeta, romanziere e drammaturgo, Emilio Isgrò ha fatto per sessant'anni arte, sempre in anticipo sui tempi, cancellando da libri, carte geografiche e giornali quelle che ritiene parole inutili, quasi tutte, e lasciando leggibili solo le parole o gli spezzoni di frasi che, estrapolati dal contesto, assumono un significato completamente diverso e più rilevante.
È lui il primo degli "artisti in visita" di un programma che la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma ha concepito con la formula "un anno, un artista, una sala", mettendo a confronto gli esiti più recenti della poetica di Isgrò insieme a due opere storiche conservate nel museo.
La prima delle sue cancellature risale al 1964, l'anno del trionfo della Pop art alla Biennale di Venezia:
«Capii immediatamente», dichiara Isgro, «che una visione del mondo fondata soltanto sull'immagine sfolgorante e seduttiva dell'esistente - penso anche a un certo cinema hollywoodiano - avrebbe automaticamente eclissato la parola, che è alla base della creatività e della civiltà occidentale. Il mio gesto cancellatorio fu la reazione simmetrica a un gesto censorio, qualcosa che i fanatici della Cancel culture non hanno capito o capiscono male. Qualcosa però che il linguista Noam Chomsky capirebbe benissimo, come lo capirebbero i grandi poeti e scrittori americani».
La Galleria nazionale d'arte moderna, che aveva già dedicato a Emilio Isgrò un'importante mostra antologica nel 2013, propone fino al 31 dicembre sei opere che esplorano in modi diversi il suo celebre gesto artistico, che parte dalla parola e sostiene la memoria e ne contraddistingue la produzione.
Si parte da una Cancellatura del fatidico anno 1964, e da un lavoro storico come Le Tavole della Legge ovvero la Bibbia di vetro, un'emozionante installazione del 1994 nella quale la fragilità della parola viene amplificata anche dalla scelta del materiale, accompagnati da un brillante documentario su Isgrò firmato dal regista Guido Talarico.
Ma, espressamente per l'occasione, l'artista ha creato un'installazione da parete, Isgrò cancella Isgrò, che alla fine della mostra sarà donata al museo romano. Si tratta di 72 volumi di Autocurriculum, il suo romanzo autobiografico pubblicato da Sellerio nel 2017, sulle cui pagine l'artista è intervenuto con le sue caratteristiche cancellature, questa volta in nero e oro zecchino, i colori degli antichi codici miniati.
Una riflessione sulle questioni legate all'identità e alla sua negazione: cancellare se stessi vuol dire aprirsi a nuove possibilità, un modo per smarcarsi dai processi di omologazione e codificazione diffusi nella nostra società:
«Oggi la parola è diventata pura chiacchiera, i giornali li leggono in pochi, tanto meno si leggono i libri e questo deve farci riflettere», sottolinea Isgrò. «Oggi le cancellature sono ancor più attuali di sessant'anni fa».
Il libro, appeso alla parete come si fa tradizionalmente con i quadri, è insieme alla cancellatura una delle novità introdotte fin dagli esordi da Isgrò nella sua poetica.
In un'altra installazione, Planetarium, otto mappamondi sospesi al soffitto si presentano con tutti i toponimi cancellati, evocando la globalizzazione contemporanea che mostra rischi e limiti.
ARTISTA ALLA GNAM. EMILIO ISGRÒ PROTAGONISTA 2024
Roma, Gnam, Fino al 31 dicembre.