Milano: i musei da vedere
I musei da non perdere a Milano
Nei Musei le ultime tendenze internazionali si intrecciano alla tradizione storica, sempre all’insegna della condivisione della cultura e dell’eccellenza. Per Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale e del Pac, «l’offerta museale milanese si pone a un livello di assoluta eccellenza internazionale».
Sono due istituzioni molto diverse, con filosofie culturali distinte. Come spiega Piraina,
«Palazzo Reale è la sede istituzionale per eccellenza, con un denso programma di mostre sui protagonisti della storia dell’arte antica e moderna».
L’offerta espositiva è varia e di eccellente qualità, e nel recente passato Palazzo Reale ha proposto mostre di arte antica – come quelle dedicate a Bosch, Tiziano e Sorolla – del Novecento, con rassegne su Max Ernst e il Realismo Magico e d’arte contemporanea.
Il Pac, Padiglione d’arte contemporanea, ha un’attività più sperimentale. Nel recente passato al Pac hanno esposto artiste raffinate, colte e spesso impegnate politicamente, come Tania Bruguera, Anna Maria Maiolino, Teresa Margolles, Luisa Lambri ed Eva Marisaldi. Dice Domenico Piraina:
«Il Pac è sempre pronto a nuove sfide. Si propone di individuare e intercettare quelle che sono le tendenze artistiche transdisciplinari che animano la scena dell’arte internazionale, capaci di innescare dibattiti, riflessioni, analisi e confronti all’interno della società. Anche per il Pac, comunque, la storia e la tradizione sono fondamentali, essendo l’istituzione dedita al contemporaneo più antica d’Italia». Cresce il numero di visitatori giovani: «La sua connotazione specifica in una città con un’offerta contemporanea molto competitiva sta dando i suoi risultati».
In quella che è una delle più importanti raccolte di arte italiana del Novecento, diretta da Gianfranco Maraniello sono esposte trecento opere, allestite seguendo un criterio tematico-cronologico. La visita parte con la Galleria del Futurismo, che comprende ora anche le opere della Collezione Mattioli, con le fulminanti invenzioni di Boccioni, Balla, Severini, Depero e Carrà. Poi si passa dalla Metafisica al Ritorno all’ordine e alla pittura figurativa negli anni Venti e Trenta. Di Marino Marini il museo è in grado di offrire una mini-retrospettiva, mentre nella sala dedicata a Lucio Fontana, affacciata su piazza del Duomo, insieme alle diverse declinazioni del Concetto Spaziale degli anni Cinquanta e Sessanta sono esposte anche due monumentali opere ambientali, un soffitto in ceramica smaltata policroma del 1956 e una scultura al neon del 1951. Si incontrano poi le installazioni di arte cinetica e le opere dei maggiori protagonisti dell’arte italiana dagli anni Sessanta ai nostri giorni. Da settembre la rampa elicoidale del museo cambierà volto con le foto di Ugo Mulas (che lavorò alle copertine del Catalogo dell'Arte Moderna), un archivio di Milano che rappresenta il suo sguardo sulla città e sugli artisti che vi hanno lavorato.
È il museo dedicato all’architettura e all’arte contemporanea. Eppure, riflette Damiano Gulli, curatore per l’arte contemporanea e public programs della Triennale,
«fin dalla sua fondazione ha sempre proposto un panorama espositivo complesso e articolato in cui le discipline si sono intrecciate e scambiate in maniera fluida, come si può dedurre da interventi fortemente emblematici come il neon di Lucio Fontana nel 1951, un segno scultoreo di luce che dialoga con e modella l’architettura del museo, fino a esperienze più recenti come Arts & foods, curata nel 2015 da Germano Celant, in cui non a caso si parla di arti, o la mostra di Marcello Maloberti (2022), nella cui poetica emerge una forte ricerca sulla parola scritta che si fa scultura»
Alla Triennale, in autunno, il centenario dell’istituzione sarà celebrato con una mostra sulla pittura italiana contemporanea, esplorata attraverso il lavoro di cento artisti di diverse generazioni, attivi dagli anni Novanta a oggi.
Nella sede milanese delle Gallerie d’Italia – le altre sono a Napoli, Vicenza e Torino – è conservata la collezione di arte dell’Ottocento di Fondazione Cariplo e di moderna e contemporanea di Intesa Sanpaolo, una raccolta di altissimo livello. Per Michele Coppola, direttore delle Gallerie d’Italia,
«è il risultato di un progetto coerente, realizzato con impegno e dedizione da parte della prima banca italiana, che vuole dare il proprio contributo alla crescita anche culturale del Paese condividendo le collezioni d’arte e i palazzi di proprietà secondo modalità che dialogano con l’identità e la vocazione propria di ciascuna città in cui i musei hanno sede.»
In quella milanese il pubblico ha apprezzato anche mostre sul Romanticismo, Canova e Thorvaldsen, l’ultimo Caravaggio, Bellotto e Canaletto. Fino al prossimo autunno si potranno vedere alcune installazioni al neon di Dan Flavin, mentre dal 25 maggio si potrà visitare il nuovo allestimento, curato da Luca Massimo Barbero (già membro della giuria del Premio Cairo), di alcune opere della collezione di arte moderna e contemporanea di Banca Intesa, da Lucio Fontana ed Enrico Castellani a Robert Ryman, Roman Opalka e Gerhard Richter.
Dal luglio 2022 il celebre e monumentale Quarto stato di Pellizza da Volpedo, acquistato dalla città di Milano con una sottoscrizione pubblica nel 1920, è tornato nella sua casa, ma nella collezione permanente della Gam sono conservati molti altri capolavori della pittura e della scultura italiana dell’Ottocento e del primo Novecento, con opere importanti di Francesco Hayez e Giovanni Fattori, Gaetano Previati, Giovanni Segantini e Medardo Rosso. Non mancano le incursioni nell’arte contemporanea. Il museo ospita l’opera di Maurizio Cattelan, Lullaby, del 1994, che l’artista realizzò mettendo in scena le macerie dell’adiacente Pac, distrutto dall’attentato mafioso del 1993 e che ha donato alle collezioni comunali.
Una stupefacente raccolta di arte del Novecento, quella di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, esposta nella loro abitazione in un palazzo progettato nel 1929 da Piero Portaluppi. Con opere di Boccioni, Sironi, Morandi e due dipinti celebri: la grande Scuola di gladiatori di Giorgio de Chirico, del 1928, e l’Annunciazione di Alberto Savinio.
Gestita dal FAI dal 2001, è una villa progettata nei primi anni Trenta da Piero Portaluppi, in parte riallestita nel Dopoguerra da Tomaso Buzzi. Le opere esposte nelle sale non sono più quelle della collezione originale, andata dispersa, ma i preziosi lavori del primo Novecento della collezione di Claudia Gian Ferrari rendono magnificamente l’atmosfera di un tempo.
Gestito dal Comune in partnership con il Sole 24 Ore in una parte della fabbrica dismessa dell’Ansaldo, è un museo dedicato alla ricerca interdisciplinare nelle culture del mondo. Propone anche mostre temporanee di arte moderna e contemporanea.
Questo approfondimento è tratto dal n. 596 di Arte. La rivista di arte, cultura e informazione è acquistabile in edicola o sul sito di Cairo Editore.