Storia dell'Arte Contemporanea in Italia: dalla Transavanguardia alle sfide di oggi
Sul finire degli anni '70, il panorama artistico italiano fu scosso dall'emergere della Transavanguardia, un movimento così battezzato dal critico Achille Bonito Oliva. Questo movimento riuniva cinque artisti provenienti da diverse regioni d’Italia: Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino. Questi segnarono un ritorno alla pittura e a un tipo di narrazione che richiamava alcuni aspetti delle avanguardie del primo Novecento, ma con un approccio fresco e audace. Già alla fine degli anni '70 e l'inizio degli '80, questi esponenti della Transavanguardia iniziarono a guadagnare riconoscimenti sia in Europa che in America, grazie a un'intensa attività espositiva in gallerie e musei.
Nel frattempo, altri artisti italiani, come Mimmo Germanà e Salvo, continuavano a esplorare l'immagine con un approccio solitario e profondo, difendendo la pittura come gesto e atto mentale. A livello internazionale, si osservava un ritorno alla narrazione attraverso la pittura, in contrasto con le tendenze artistiche degli anni '60 e '70, come la pittura informale, l'Arte Povera teorizzata da Germano Celant, e le esperienze del minimalismo e della Land Art.
Negli anni '80, l'Italia vide emergere figure come Remo Salvadori ed Ettore Spalletti, che operavano al di fuori di movimenti specifici, sviluppando una coerenza artistica straordinaria che attirò l'attenzione di critici come Germano Celant. Parallelamente, a livello internazionale, un approccio neo-espressionista si affermava con artisti come Baselitz, Penk, e Immendorff. In quegli anni, l'arte di strada iniziava a infiltrarsi nelle gallerie con nomi come Basquiat, Haring e Rammelzee, sostenuti in Italia dagli studi pionieristici di Francesca Alinovi. Ma gli anni '80 furono anche il decennio della scultura oggettuale, dei simulacri di Jeff Koons e delle opere di artisti come Jenny Holzer, Barbara Kruger, Anish Kapoor, e Thomas Struth. Questi artisti segnarono una svolta nella comunicazione visiva, esplorando nuovi linguaggi artistici.
Gli anni '90, invece, furono caratterizzati da una globalizzazione crescente e da un'esplorazione approfondita delle questioni sociali e antropologiche, come dimostrato dalle ricerche di Mariko Mori e Shirin Neshat. La Young British Art e l'esposizione "Post Human" del 1993, curata da Jeffrey Deitch, introdussero nuovi discorsi sul corpo e la sua rappresentazione.
Artisti come Damien Hirst, Marlene Dumas, e i rappresentanti delle geografie africane iniziarono a conquistare il sistema dell'arte internazionale, così come artisti cinesi e sovietici, che fino a quel momento erano sconosciuti in Europa e negli Stati Uniti.
All'interno del panorama artistico italiano negli ultimi tre decenni sono emerse figure come Maurizio Cattelan, Marcello Maloberti, Diego Perrone, Adrian Paci, Sarah Ciracì, Nicola Samorì, e Francesco Arena, che hanno portato avanti ricerche sulla memoria storica e artistica. Le istituzioni come il MAXXI, la Fondazione Prada e il Madre, hanno giocato un ruolo cruciale nel promuovere l'arte contemporanea, insieme a gallerie come Massimo De Carlo e Lia Rumma.
L'Italia ha prodotto talenti straordinari, ma negli ultimi anni ha faticato a imporre nuovi nomi sulla scena internazionale. Tuttavia, l'impegno di curatori come Vincenzo De Bellis e Massimiliano Gioni e le attività di spazi non profit gestiti da artisti offrono speranza per il futuro. In questo contesto, è cruciale riscoprire artisti fondamentali degli anni '60 e '70, come Pasquale Santoro e Guido Strazza, che hanno contribuito in modo significativo alla storia dell'arte italiana, ma che oggi rischiano di essere dimenticati.
Questa panoramica rappresenta solo una delle tante possibili storie dell'arte contemporanea italiana, un argomento su cui è necessario continuare a riflettere e approfondire.
Questo articolo è tratto dal numero 59 del Catalogo dell'Arte Moderna.