Enrico Baj
Prende a dipingere a 14 anni e, abbandonata in parte la pittura per gli studi in Giurisprudenza, vi fa ritorno nel '47 con opere di ispirazione picassiana, realizzando nel '48 i primi dipinti «astratti» e passando l'anno successivo ai primi dipinti «nucleari».
La sua prima mostra risale al '51, alla Galleria San Fedele di Milano, nella quale espone con Sergio D'Angelo. La mostra riscuote un certo interesse da parte della critica e viene recensita da Leonardo Borgese sul «Corriere delta Sera» e da Mario Radice su «l'Italia». Nello stesso anno la «pittura nucleare» diventa un vero e proprio programma, un movimento di cui Baj si fa promotore a Milano, e il cui manifesto viene sottoscritto nel '52 anche da D'Angelo; è un’etichetta il cui uso sarebbe diventato però termine di confronto polemico tra Baj e Salvador Dalì due anni dopo.
Negli anni successivi al '54 Baj viaggia per tutta Europa partecipando a innumerevoli mostre personali e collettive a Milano, a Bruxelles, a Roma, a Palermo ed esponendo opere nucleari e prefigurazioni che va realizzando tra il '53 e il '55: un'opera di medio formato può costare attorno alle 150.000 lire dell’epoca. Di ritorno a Milano, nel '55, vi fonda la rivista «II Gesto» e diviene corrispondente di numerose riviste di avanguardia.
Utilizza ora la tecnica del «collage» che sempre più estesamente negli anni successivi farà da supporto alla sua produzione. Nel '58 l'uso di materiali quali ovatte, materassi, vetri, si fa più insistente, e compaiono tra gli altri materiali, anche le passamanerie.
Partecipa intanto a Parigi alla seconda mostra del gruppo di «Phases» (una rivista d'avanguardia parigina di cui Baj è corrispondente) e stringe legami con tutta l'avanguardia europea. In questa occasione, un quaderno de «Il Gesto» pubblica riproduzioni di numerose opere dell'artista, mentre nel '57 Arturo Schwarz con lo pseudonimo Tristan Sauvage tenta una prima ricostruzione dell'attività del «Movimento Nucleare» nel volume «Pittura Italiana del dopoguerra».
Baj inizia allora il ciclo «delle montagne» - ciclo che si concluderà solo nel '60 - esponendole nel '58 alla Galleria Blu di Milano. La mostra riscuote vivi consensi da parte del pubblico: i primi collezionisti sono la Galleria Schettini e Arturo Schwarz che raccolgono la maggior parte delle sue opere di quegli anni. Oltre che in Italia il collezionismo prende a interessarsi a Baj anche all'estero: Dautrémont a Bruxelles, HybIer in Danimarca, Alice Pauli a Losanna, la Galerie Rive Gauche a Parigi. Le sue opere nel '61 costeranno 20.000 lire al punto, per arrivare nel '63 a 25.000 lire.
Nel '59 Baj inizia la serie de I generali, opere che l’avrebbero reso celebre in tutto il mondo e di cui rievoca la nascita in questi termini: «Pressappoco dieci anni or sono, in un tardo, umido e nebbioso pomeriggio milanese, rientrando nel mio studio, allora sito in via Bertini, mi capitò di verificare la saggezza popolare sicula. Tutt'attorno i personaggi da me immaginati, dipinti e appesi alle pareti reclamavano e contestavano: volevano tutti non facili amori, ma decorazioni, onori e gradi di comando. Di là venne fuori una truppa di comandanti militari, di commendatori e di capi di servizi segreti, di generali, tutti superdecorati: più ne facevo più me ne domandavano a Milano, come a Parigi, New York, Amsterdam, Chicago».
Oltre a I generali in quegli anni Baj esegue armadi e numerose opere con specchi frantumati e ricomposti, come testimonia la mostra tenuta al Naviglio nel '60. Nel '61 Enrico Crispolti sul «Verri» definisce infatti Baj uno dei maggiori esponenti del «neodadaismo» europeo.
Nel '62 a Parigi incontra Bréton che si interessa alla sue opere, lo invita alle mostre del Movimento Surrealista e gli dedica un ampio saggio su «L'Oeil». L'incontro con Bréton è tra i più emozionanti e i più significativi della sua carriera. Baj è molto attratto dal mondo della poesia, non a caso i suoi primi sostenitori sono Sanguineti, Sanesi e Balestrini. Nel '63 poi, Baj incontra a Parigi Max Ernst, nel cui studio lavorerà fino al '66, iniziando intanto le sculture con pezzi di Meccano che esporrà alla Biennale di Venezia e alla Triennale milanese nel '64.
In quell'anno comincia a realizzare i grandi dipinti con personaggi decorati che esporrà alla successiva Biennale e poi nel '65, alle grandi mostre dell'Aja e di Gand, e anche a L'Aquila, dove avrà luogo la Ia grande retrospettiva della sua opera, con circa un'ottantina di lavori, curata da Crispolti.
Utilizzatore entusiasta di sempre nuovi materiali, Baj a questo punto comincia a lavorare anche con sostanze plastiche, realizzando una serie di opere accentrate sul tema della cravatta che l'artista stesso definisce «il più alto simbolo della cultura occidentale up to date...» e che espone con notevole successo per la prima volta a Roma alla Galleria Piattelli. Espone a ritmo vertiginoso un po' ovunque, e nel '70 l'editore Mauri pubblica a Milano una monografia a lui dedicata, contenente una cravatta multiplo.
Nel '71 hanno luogo tre importanti retrospettive: per la grafica al Musée de l'Athenée a Ginevra; per l’opera nel suo insieme, una mostra a Palazzo Grassi a Venezia con oltre cento pezzi a cura di R. Sanesi e una al Museum of Modern Art di Chicago dove vengono esposte 50 tra le opere più importanti.
Nel '72 Baj realizza il suo «collage» più grande, dedicato ai funerali dell'anarchico Pinelli; l'opera viene esposta all'estero al Museo Boymans Van Beuningen di Rotterdam (marzo-aprile 1973), al Museo d'Arte Moderna di Stoccolma (giugno 1973), alla Kunsthalle di Düsseldorf (marzo-aprile 1974), al Museo di Arte e Storia di Ginevra (ottobre-novembre 1974), al Museo di Belle Arti di Anversa (dicembre-febbraio 1975) e quindi a Livorno al Museo Progressi d'Arte Contemporanea (giugno-luglio 1975).
Formazione: dopo avere studiato all’Accademia di Brera ed essersi laureato in Legge, si reca a Parigi e a Bruxelles per approfondire la propria conoscenza dei movimenti artistici d’avanguardia. Nel 1947 inizia con opere di stile picassiano. Nel 1951 partecipa al Movimento Nucleare di Fontana.
Periodi e Soggetti: opere astratto-informali nel periodo nucleare (fino al 1953). Dal 1955 inizia a utilizzare la tecnica del collage e dell’assemblage di elementi polimaterici. Nel 1958-60 realizza il ciclo delle “Montagne”; nel 1960, i primi “Specchi”. A partire dal 1959 inizia il ciclo dei “Generali”. Sono del 1964 le prime sculture con pezzi di meccano. Tra le opere più recenti, i rifacimenti in chiave ironica di opere di artisti come Picasso e Seurat.
Tecniche: tradizionali e sperimentali. In particolare, collage e assemblage di vari materiali (tappezzerie, passamanerie, vetri, specchi, medaglie, pezzi di meccano). Vasta produzione di grafica e multipli.