Gregorio Sciltian
CRITICA: Alto Interesse
MERCATO: estensione internazionale, fascia medio-alta, frequenza media
REFERENZE: Gardone Riviera, Vittoriale degli Italiani, Archivio Sciltian, archiviosciltian@vittoriale.it; Favaro Veneto-Mestre, Orler.
PARTECIPAZIONI: Asiago, Museo Le Carceri, giu. 2023; Fortunago, Auditorium Giovanni Azzaretti, lug. 2023; Desenzano del Garda, Castello, ago. 2023; Cortina d’Ampezzo, Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, dic. 2023.
NOTA CRITICO-BIOGRAFICA
Formazione: studia nel 1920-21 all’Accademia di Vienna.
Periodi e Soggetti: nel 1920, a seguito della Rivoluzione d’Ottobre, lascia la Russia e si stabilisce a Costantinopoli, poi a Vienna e nel 1922 a Berlino. L’anno seguente si trasferisce a Roma, dove nel 1925 Longhi presenta la sua personale da Bragaglia. La sua pittura recupera la tradizione caravaggesca e fiamminga con un realismo di impressionante fedeltà fotografica, una materia dalla cromia compatta e una tecnica mutuata dalla pittura antica. Tema costante delle sue opere sono figure e nature morte. Dal 1927 al 1932 vive a Parigi, dove espone al Salon des Indépendants e alle Tuileries. Nel 1928 partecipa all’Exposition de l’Art Russe al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. Dal 1933 al 1941 si stabilisce a Milano, dove conosce de Chirico. Nel 1940 esegue con Fabrizio Clerici un trompe l’oeil per la VII Triennale di Milano. Nel 1947 firma con Annigoni, Serri e i fratelli Bueno il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà. Con loro e altri artisti del gruppo espone in varie mostre fino al 1949. Nel 1959 partecipa alla Exposition Internationale des Peintres de la Réalité alla Galérie Martorin di Parigi. Pubblica anche libri autobiografici: La realtà di Sciltian (1956, 1969), Mia avventura (1963), Trattato sulla pittura (1976). Dagli anni Cinquanta disegna scene e costumi per il Maggio Musicale Fiorentino e per il Teatro alla Scala.
Tecniche: olio su tela e tavola, matita, pastello su carta; grafica