Lucio Fontana
Nel 1905 Lucio Fontana si trasferisce con la famiglia a Milano. Nel 1922 segue il padre in Argentina e apre uno studio di scultura. Tornato in Italia, completa gli studi artistici all’Accademia di Brera sotto la guida di Wildt. Esordisce con opere figurative influenzate da Wildt e Martini.
Nel 1931 elabora le prime “Tavolette graffite” in cemento colorato, incise con un segno gestuale affine all’automatismo grafico dei surrealisti e con effetti già informali. Nello stesso decennio comincia a sperimentare la ceramica. Nel 1934-35 adotta un Astrattismo più strutturato in una serie di sculture che espone nel corso del 1935. La scelta astratto-geometrica, sempre peraltro assai libera, è di breve durata: torna molto presto alla figurazione ed è nel 1939 tra gli artisti di “Corrente”.
Durante la guerra è di nuovo in Argentina e nel 1946 a Buenos Aires redige il Manifesto Blanco, in cui pone le basi teoriche dello Spazialismo, sviluppate ulteriormente in una serie di cinque manifesti pubblicati, dopo il suo ritorno in Italia, a Milano tra il 1947 e il 1952. Da questi anni in poi, tutta la sua ricerca rimane coerentemente legata ai presupposti spazialisti, situandosi nell’area astratto-informale.