Mattia Moreni

Pavia, 12 novembre 1920 - Brisighella (RA), 1 giugno 1999

CRITICA: Alto Interesse
MERCATO: estensione nazionale, fascia medio-alta, frequenza media

REFERENZE: Archivio Mattia Moreni, Brisignella (Ravenna), archiviomattiamoreni@gmail.com; Bologna, Galleria d’Arte Maggiore; Milano, Galleria Morone; Ravenna, Galleria Patrizia Poggi.
PARTECIPAZIONI: Russi, ex Chiesa in Albis-Museo Civico, set. 2023; Monza, Binario 7, feb. 2024; Montecchio Emilia, Castello, mar. 2024; Torino, Museo Accorsi-Ometto, mar. 2024.

 

NOTA CRITICO-BIOGRAFICA
Formazione
: studia all’Accademia Albertina di Torino con Maggi e Paulucci.

Periodi e Soggetti: dopo esiti postcubisti alla fine degli anni Quaranta, fa parte nel 1952-54 degli astratto-concreti sostenuti da L. Venturi e alla metà del decennio approda all’Informale. Intorno al 1964 torna a una figurazione fortemente segnica che denuncia il disfacimento e la decadenza del mondo contemporaneo (campi e meli avvelenati, pellicce, angurie antropoidi). Dagli anni Ottanta allude in modi espressionisti e visionari alla fine dell’umanesimo, alla mutazione antropologica (sessi femminili ormai sterili; pittura antica trafitta da luce al neon e videogame), alla regressione della specie e dell’arte (pattumiere, tubi, lampadine, geometrie indisciplinate). Nel 1993-95 col ciclo Marilù muore, ciao... insiste sulla crisi del ciclo naturale di nascita e morte, superato dall’ingegneria genetica.

Tecniche: olio, acrilico, tempera, tecniche miste; sculture dipinte