Mino Maccari

Siena, 24 novembre 1898 - Roma, 16 giugno 1989

Mino Maccari è nato a Siena nel 1898 ed è morto a Roma  nel 1989.

Stabilire con esattezza a quando risalgono i suoi primi dipinti è difficile: il caso di Maccari è infatti molto singolare, essendo stato per moltissimi anni principalmente un uomo di cultura, un organizzatore della cultura.

Maccari nasce come grafico di notevolissima efficacia: dal 1924 si dedica al giornalismo e comincia a disegnare e a eseguire linoleumgrafie per il «Il Selvaggio» e «Strapaese», i due periodici più anficonformisti dell'epoca, su cui Maccari pubblica con raro intuito anche incisioni e disegni di Morandi, Carrà, De Pisis, Rosai e Soffici.

 

La documentazione tra le due guerre tuttavia è molto scarsa, per la rarità dei lavori conservati: Maccari regala quasi tutto, i disegni, i linoleum e poi gli olii e così via. Se nel primo dopoguerra è un atteggiamento che lo differenzia anche dai grandi «maestri» che vantano monografie, quotazioni e mostre personali, la sua posizione polemica e di contestazione si rivolge soprattutto contro il regime durante il periodo fascista. L'interesse prioritario di Maccari risiede nell’impegno civile dei suoi lavori, mentre di trascurabile importanza rimane la loro destinazione. Reputa sufficiente che i suoi disegni compaiano sui periodici ai quali collabora: il «Selvaggio», dove egli continua la sua critica fino al '43, quando la testata viene sequestrata; e con Longanesi su «Strapaese» e su «Omnibus» (il primo rotocalco italiano), che gli costa non pochi scontri col regime stesso e la successiva chiusura della testata da parte di Mussolini.
La satira tagliente di Maccari e il suo «humour» vengono immediatamente apprezzati da Ragghianti, Tobino e R. Longhi che sarà anche il primo, nel '38, a presentare una mostra personale dell'artista alla Galleria Arcobaleno di Venezia con un saggio velenoso e pungente come i suoi disegni. Presumibilmente, l'artista comincia a dipingere alla fine degli anni '20. Ma già nel '21 espone i suoi disegni col Gruppo Labronico a Livorno; nel '28, per la prima volta, espone alla Biennale che, nel '38, gli dedica una intera sala.

 

I suoi collezionisti risalgono agli anni '40 e tra essi, oltre a Tanino Chiurazzi, suo affezionato amico, che comincia a raccogliere lavori di Maccari fin dal '41, anche Attilio Vallecchi di Firenze. In quegli anni l'artista ha già realizzato una serie di dipinti veri e propri: sono in molti a ricordare una mostra bellissima che lui realizza tra il 25 luglio e l'8 settembre del '43 intitolata Dux nella casa di Longhi al Cinquale. Dopo la caduta di Mussolini infatti, Maccari organizza questa mostra satirica contro il regime, e i tedeschi lo perseguono per questa sua iniziativa. Nello stesso periodo Maccari inizia la sua collaborazione straordinaria a «Il Mondo» di Pannunzio dove continueranno ad apparire i suoi disegni, che per la loro pungente satira ricordano Daumier.

 

Parlare di mercato per questo artista quindi è quantomeno problematico, poiché Maccari stesso non ha mai voluto sentir parlare di «mercato», e ha sempre detestato le celebrazioni di ogni tipo; malgrado ciò, nel dopoguerra giunge la sua «consacrazione» ufficiale con il Premio internazionale dell'incisione alla Biennale di Venezia, e da allora vengono allestite in Italia e all'estero centinaia di mostre, a molte delle quali lui non sa nemmeno di aver partecipato. Una maggior diffusione delle sue opere avviene negli anni '50, quando tiene le prime mostre a La Vetrina, la galleria romana del mercante napoletano Chiurazzi.
La produzione di Maccari è vastissima, ma non suddivisibile in cicli: comprende migliaia di disegni, centinaia di incisioni, su linoleum soprattutto e poi litografie, acquarelli e olii.